BOSIO: «LA MAGLIA NERA, UN PREMIO A CHI NON SI FERMA MAI»

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DANILO BOSIO

«Non mi fermo mai», è un mantra che Danilo Bosio recita da quando ha cominciato a parlare. E lo ha dimostrato anche alla IV tappa del GIRO dove ha vinto la maglia nera. Non mi sono fermato nonostante la catena sia caduta due volte e il freno si sia bloccato. Non ho accettato nemmeno l’invito degli assistenti di gara che mi consigliavano di fermarmi». Danilo Bosio è abituato alle sfide a partire da quella che lo accompagna dalla nascita che si chiama Spina bifida.

LA MAGLIA NERA. È stata una sorpresa. Non pensavo di esser arrivato ultimo. Non ho risentimento, perché perchè al Giro non avevo ancora vinto nulla. La maglia nera è il mio primo premio al GIRO. In ogni caso la maglia nera che viene vista come un riconoscimento negativo, in realtà premia chi completa il percorso, chi non si ferma mai. Con grinta e competizione. Come nel mio caso.

IL GIRO. Ho partecipato a tutte le edizioni del GIRO, non a tutte le tappe perchè il mio lavoro frena molto gli impegni sportivi. Questa edizione sta proponendo circuiti molto buoni. Quello della quarta tappa ad esempio è stato tecnico, veloce, e poi coinvolgente perché c’era tanto pubblico ai bordi delle strade.  Il pubblico nelle nostre gare di handbike è fondamentale, perché con i suoi incitamenti ti spazza la stanchezza che ti assale a un certo punto del tracciato. Con un “Bravo!”, un “Forza!” passa tutto e vai avanti.

OBBLIGATO ALL’HANDBIKE. Dico che il passaggio all’handbike è stato obbligato. E ci sono due motivi. Il primo è di salute.  Dopo un complicato episodio di calcoli renali per cui sono andato pure in coma, i medici mi hanno consigliato di fare sport meno sedentari. Il secondo motivo è che io come corridore in carrozzina, mi ero accorto che erano sempre meno gli atleti in questa specialità perché passavano all’handbike. Un giorno ho provato anch’io questa strana bicicletta.

MENO E PIU’. Ho scoperto subito che era molto meno faticoso guidare l’handbike rispetto alla carrozzina che spingevo con le mani e con la forza delle braccia. E c’erano molte più gare. Nelle prime pedalate mi ero pure divertito. Era stato bello stare all’aria aperta, prendere velocità. La minor fatica e il maggior numero di competizioni mi hanno fatto passare a questa nuova disciplina che appagava il mio spirito agonistico.

NAZIONALE. Volevo continuare a provare l’adrenalina che danno le gare. Nell’ice sledge hockey, uno dei tanti sport in cui mi sono impegnato, oltre ai campionati con la squadra di Torino i “Tori seduti”, avevo indossato la maglia della nazionale con cui ho partecipato alle Paralimpidi di Torino. Esperienze uniche, emozioni irripetibili. Ho praticato basket in carrozzina per 11 anni, girando l’Italia e l’Europa. Con la carrozzina da corsa ho partecipato a decina di competizioni. Portandole sempre a termine, anche in condizioni proibitive…

LA 100KM. Come nel caso della 100km Saint Vincent –Torino, gara che ora non si fa più e che voleva emulare la più famosa 100km Firenze – Roma. Sono arrivato al traguardo oltre le 5 ore dopo aver precorso tratti ghiacciati, sotto la neve, sotto la pioggia. Ricordo i miei genitori che mi seguivano in auto e mi invitavano a fare brevi pause. Ma niente, si sono rassegnati a passarmi cioccolato e bibite dal finestrino. Io non mi fermo mai.